Il Fronte Occidentale sconosciuto 1939–1940

Il Dinosauro
5 min readApr 9, 2020

L’offensiva francese in Saar, le “altre” Dunkerque e il fallimento italiano

Con l’attacco alla Polonia da parte della Germania il primo settembre 1939, Francia e Regno Unito si apprestarono a dichiarare guerra al Terzo Reich. Nella realtà è risaputo che gli Alleati non seppero (o non vollero, a seconda delle interpretazioni) prestare un soccorso efficace all’alleato orientale che avevano promesso di difendere. Tuttavia il 7 settembre 1939 4 divisioni dell’esercito francese al comando di Maurice Gamelin e André Gaston Prételat lanciarono un’offensiva nel territorio della Saar, ovvero la Saarland, un territorio che i francesi avevano già occupato dopo la 1° Guerra Mondiale e che avevano tentato di annettere a seguito di referendum. A fronte di 2.000 caduti, feriti e malati, i francesi riuscirono ad ottenere una vittoria, se non l’unica nell’ambito della guerra contro i nazisti, penetrando però per soli 25 km, avvicinandosi solo alla città di Saarbruken a fronte di soli 666 caduti e feriti tra i nemici. Le truppe tedesche furono trovate impreparate in quell’area della linea difensiva Sigfrido, ma la decisione dell’alto comando anglo-francese di fermare l’offensiva portò alla ritirata dell’esercito, come antipasto della disfatta che colpirà la Francia in seguito. Gamelin sarà successivamente arrestato e trasferito in Germania sino alla fine della guerra, mentre Prételat entrerà in servizio presso la Francia “collaborazionista” a Vichy.

14 giugno 1940. L’operazione Dynamo a Dunkerque si è conclusa da pochi giorni. Le forze Alleate sono state evacuate nel Regno Unito, sfuggendo dalla Francia, vicino alla caduta sotto l’esercito del Terzo Reich. Tuttavia mentre questa scena è stata spesso citata ed è entrata nell’immaginario collettivo, non si tiene conto delle restanti truppe Alleate, non presenti nel Nord della Francia. Tra il 14 e il 25 giugno 1940 215.000 soldati furono rimpatriati dai porti di Cherbourg, Saint-Malo, Brest, Saint-Nazaire, La Pallice, Le Verdon, Bordeaux, Bayonne, Saint-Jean-de-Luz e altri porti. Logisticamente più difficili ma in una situazione meno drammatica, le operazioni coordinate dal comandante britannico Alan Brooke permisero di rimpatriare molti uomini, in grado di combattere nuovamente contro l’Asse, stanziate prevalentemente in Normandia e Bretagna, tramite l’Operazione Ariel. Nonostante l’armistizio firmato il 22 giugno, le truppe tedesche erano inevitabilmente sul punto di occupare le ultime piazzeforti atlantiche, ma proprio la firma della pace permise così la fuga non solo degli inglesi, ma anche di unità francesi, canadesi e di unità belghe, polacche e cecoslovacche, fuggite in Francia a seguito dell’invasione dei rispettivi paesi. Con queste partirono anche alcuni baschi, provenienti dal territorio basco in Francia, che si unirono ai baschi fuggiti dalla Spagna, a New York, dove era stato costituito un governo basco in esilio avente l’obbiettivo di farsi riconoscere dagli Alleati e che partecipò attivamente alla Seconda Guerra Mondiale, vedendo però i propri tentativi vanificati dall’alleanza statunitense con la Spagna nell’ambito della Guerra Fredda.

Il 10 maggio 1940 la Campagna di Francia, così come l’operazione Fall Gelb, ebbe ufficialmente inizio. Assieme al crollo di Olanda, Belgio e Lussemburgo anche le forze francesi, accompagnate dal supporto di unità britanniche e di esuli polacchi e cecoslovacchi, furono duramente colpite e travolte. Innanzi al crollo della Francia il sogno di una vittoriosa guerra lampo capace di ridisegnare l’influenza dell’Italia portò Benito Mussolini a dichiarare guerra alla Francia (per quanto l’entrata in guerra fosse sostanizalmente inevitabile). Il 10 giugno così iniziava la nostrana battaglia delle Alpi Occidentali, muovendo 300.000 uomini contro i 175.000 dell’Armée des Alpes. I rapporti tra Italia e Francia erano stati a lungo ondivaghi e contrastanti, tra alleanze, rivalità e antipatie presenti in diversi strati della popolazione, specie tra i cattolici intransigenti e i nazionalisti (interessati dal rivendicare Nizza e parte della Provenza, la Savoia e la Corsica), aggravandosi ulteriormente a seguito di questo “tradimento alle spalle”. Tuttavia i francesi, arroccati sulle Alpi e meglio preparati, non furono travolti dalle peggio preparate truppe italiane. Dal Monte Dolent al Mar Ligure infatti i versanti francesi risultavano meglio fortificati (già da vent’anni), mentre gli italiani, su un versante più ristretto, avevano meno posizioni di forza e un controllo inferiore delle valli di passaggio. Inoltre il morale francese locale era decisamente maggiore rispetto a quello dei compagni sugli altri fronti. Senza attaccare quindi le colonie francesi confinanti (Gibuti e Tunisia), mantenendo la Regia Marina nei propri porti e con pochi bombardamenti aerei limitati alla Corsica o a Tolone e Hyéres, l’intero sforzo fu basato sull’assalto lungo le montagne. In tutta risposta 4 incrociatori e 11 cacciatorpediniere francesi attaccarono il porto di Vado (coi depositi di carburante) e il porto di Genova, venendo a malapena scalfite dall’artiglieria italiana sulla costa e silurate nella foschia dall’unica nave mossasi in zona agli ordini del tenente di vascello Giuseppe Brignole, la Calatafimi, in opera ad Arenzano, ponendo tornare integre a Tolone, mentre gli arei francesi presero a bombardare Cagliari, Trapani e Palermo. Il 16 giugno nel frattempo la Francia firmava nel mentre l’armistizio con la Germania, ma continuava a resistere sul fronte con l’Italia. Tuttavia, con la firma della pace, l’Italia riuscì ad ottenere Mentone e alcune zone a ridosso delle montagne, oltre all’influenza e al controllo indiretto dell’area demilitarizzata sino a Nizza, Grenoble e la Savoia e di 50km sui confini tra Libia italiana e Algeria e Tunisia francese. Curiosamente l’Italia, nonostante il fallimento dell’operazione, aveva tentato di richiedere l’occupazione diretta sino al Rodano, Lione ed Avignone, l’annessione della Corsica, di Nizza, della Savoia, della Tunisia della Somalia francese (Gibuti), del porto di Algeri, Orano (Algeria), Casablanca (Marocco) e Beirut (Libano) e la cessione dell’intera flotta francese nel Mediterraneo, trovando logicamente la disapprovazione dello Stato Maggiore tedesco, predisposto piuttosto ad una neutralizzazione della Francia tramite il governo collaborazionista di Vichy.

Sign up to discover human stories that deepen your understanding of the world.

Free

Distraction-free reading. No ads.

Organize your knowledge with lists and highlights.

Tell your story. Find your audience.

Membership

Read member-only stories

Support writers you read most

Earn money for your writing

Listen to audio narrations

Read offline with the Medium app

Il Dinosauro
Il Dinosauro

Written by Il Dinosauro

Un foglio piccino, approfondimento sociale, culturale, storico, geografico, sportivo, religioso di Genova

No responses yet

Write a response