gIl fronte Artico della 2°GM

Con la caduta della Danimarca e della Norvegia sotto l’esercito del Terzo Reich, le forze britanniche e in seguito quelle statunitensi provvidero ad occupare due territori sotto la sovranità danese, l’Islanda e le Fær Øer. Specialmente l’Islanda, che voleva cogliere l’occasione per divenire indipendente, si trovò invece occupata dagli inglesi. Tuttavia questa operazione era necessaria per il possibile timore di sbarchi tedeschi, con la formazione di una base nazista. Sembra improbabile, ma effettivamente ci furono alcuni tentativi nell’Artico, presso altri due territori, uno danese e uno norvegese, ovvero la Groenlandia e le Isole Svalbard. Tra il 1940 e il 1945 si ripeterono numerose spedizioni tramite sommergibili o navi metereologiche lungo queste basi per effettuare sì delle rilevazioni metereologiche, ma anche per costruire delle proprie basi, ad uso prevalentemente scientifico ma comunque utili anche come punti di approdo e di osservazione delle rotte Alleate. Non bisogna dimenticare inoltre un altro interesse ancora, ovvero quello delle baleniere, ancora in attività in Germania ai tempi, interessate a loro volta a proseguire il proprio commercio e a costruire basi di caccia in queste zone. Un primo tentativo avvenne sull’isola di Jan Mayen, rimasta fedele alla Norvegia, dando così inizio alla Guerra Metereologica. In queste condizioni gli inglesi persero alcune unità, tra cui dieci aerei, supportati quindi in seguito dagli Stati Uniti. Nell’agosto 1942 i tedeschi riuscirono a costruire una propria base nella Groenlandia nord-orientale, Holzauge, che riuscì sino a maggio a scacciare e decimare ogni tentativo americano-inuit di riconquistare l’area. I tedeschi autoaffondarono il proprio sommergibile e, nascondendosi, furono poi rintracciati da una nave della madrepatria e tratti in salvo. Nel 1943 tuttavia i tedeschi riuscirono a conquistare le maggiori isole delle Svalbard e vi rimasero sino al 9 settembre 1945, ultima unità ad arrendersi.