A lato delle Campagne di Napoleone

Il Dinosauro
28 min readApr 2, 2020

Campagne laterali minori e avventure nelle Colonie

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Napoleone, tornato dall’Elba, è nuovamente incoronato come Imperatore dei Francesi. Innanzi al rifiuto internazionale a riconoscerlo come sovrano, gli eserciti francesi si preparano alla guerra. Un’unico alleato appoggia il ritorno del generale, il Re di Napoli
La guerra napoletana fu un conflitto tra il Regno di Napoli e l’Impero Austriaco . Cominciò il 15 marzo 1815 quando il Re Gioacchino Murat, ex generale napoleonico, dichiarò guerra all’Austria e terminò il 20 maggio 1815 con la firma del trattato di Casalanza. La guerra avvenne durante i Cento Giorni tra il ritorno di Napoleone dall’esilio e prima di lasciare Parigi per essere decisamente sconfitto nella battaglia di Waterloo . La guerra fu innescata da una rivolta pro Napoleone a Napoli, seguita alla risalita dello Stivale di Murat, dove riuscì ad invadere lo Stato Pontificio con Roma, la Toscana con Firenze, la Romagna e Bologna, sino a giungere in Veneto ad Occhiobello. Il Papa fuggì a Genova, mentre le truppe austriache (ed italiane alleate) si posizionarono su una solida linea difensiva a Pisa, Pistoia e sul Panaro a Modena. Battuto a Forlì, iniziò la ritirata e si concluse con una decisiva vittoria austriaca nella battaglia di Tolentino, dopo la quale il monarca borbonico Ferdinando IV è stato reintegrato come re di Napoli e Sicilia. Tuttavia, l’intervento dell’Austria ha causato risentimento in Italia, che ha ulteriormente stimolato la spinta verso l’unificazione italiana. In appoggio dell’Austria erano intervenuti anche il Granducato di Toscana, lo Stato Pontificio, il Regno Unito e il Regno dell’isola di Sicilia, rimasto roccaforte Borbone lungo tutta l’intera epopea napoleonica. Murat fuggì in Corsica e a Cannes, ma a seguito di un successivo tentativo di sbarco in Calabria fu ucciso dal popolo.

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Il primo marzo 1815 Napoleone fugge dall’Isola d’Elba, tornando a comandare in Francia. La sua richiesta al Congresso di Vienna di essere lasciato e riconosciuto come sovrano di Francia nei confini prerivoluzionari non viene accolta con favore, costringendo Napoleone a riprendere ancora una volta in mano il suo esercito. Tra il 18 giugno e il 7 luglio 1815 l’Imperatore mosse le proprie armate nel Belgio per poter affrontare le potenze avversarie, dovendo tuttavia assicurarsi che anche sui restanti confini il paese rimanesse salvo. L’esercito è così diviso tra.
Jean Rapp all’Armata del Reno
Suchet, Duc d’Albuféra all’Armata delle Alpi
Claude Lecourbe all’Armata dello Jura
Guillaume Brune all’Armata del Var
Charles Decaen and Bertrand, comte Clausel alle Armate dei Pirenei
Jean Lamarque all’armata di Vandea e Loira
Ai confini sono pronti a premere le forze di Spagna, Savoia-Sardegna, Svizzera, Austria e i Realisti Francesi in Vandea, oltre a contingenti dal Portogallo, dalla Danimarca, dalla Sicilia, dal Liechtenstein, dalla Prussia, tutti gli stati della Confederazione Tedesca e soprattutto dalla Russia e supporto navale britannico.
I francesi ebbero assediate Strasburgo e Nancy mentre a loro volta guadagnavano terreno sul fiume Sarre e su Basilea, mentre i Savoia e gli austriaci entravano e conquistavano Lione mentre i tedeschi Reims. In Vandea e sulla foce del Loira frattanto i Realisti pro-Borbone (animati anche da profonda spiritualità cattolica) si ribellarono nuovamente, non seguiti tuttavia dai compagni in Bretagna e Provenza, mentre sui Pirenei gli spagnoli non si mossero verso Tolosa come era stato previsto. I prussiani e i russi invece stettero in riserva (i russi mandarono un secondo reggimento agli ordini di Wellington in Belgio), mentre le unità danesi e hanseatiche arrivarono a guerra conclusa, vi sono dubbi sulla presenza di contingenti portoghesi mentre inglesi e siciliani tentarono via mare di prendere Marsiglia.
La caduta di Parigi a seguito della sconfitta di Napoleone concluse anche i teatri di guerra minori.

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Il dominio di Venezia è ancora di grande prestigio in tutta Europa. La Serenissima Repubblica di Venezia, con i suoi ambasciatori e consoli presenti presso tutte le corti d’Europa, è una potenza diplomatica e di spionaggio di primordine, e la sua stessa capitale un magnifico teatro per i nobili, i sovrani e i giovani rampolli di tutto il mondo. Il dominio territoriale effettivo invece si era pian piano ridotto, a seguito di sfortunate guerre con il decadente impero Turco-Ottomano, che tuttavia nella sua ascesa aveva strappato ai veneziani prima Cipro e poi Creta, minacciando la Dalmazia stessa (mentre sull’Istria e su Venezia stessa si concentravano gli sguardi austriaci). Venezia manteneva ancora alcune isole greche, le Isole Jonie: Corfù, Cefalonia, Zante, Santa Maura, Cerigo, Itaca e Paxo, oltre a isole minori di Antipaxò e Cerigotto e delle exclave di Parga, Prevesa e Vonizza sulla terraferma.
Quando nel 1797 il trattato di Campoformio sancì la fine della Repubblica di San Marco ed il passaggio della Dalmazia all’Arciducato d’Austria, le Isole Ionie furono invece cedute alla Francia, che le occupò militarmente e le organizzò dapprima in tre dipartimenti. Se gli accordi segreti del 1797 per addivenire ad una pace fra francesi ed austriaci prevedevano, nell’ambito della spartizione della cessata Repubblica di Venezia, il passaggio sotto governo tedesco della Dalmazia, il generale Bonaparte valutò di trattenere sotto un governatore inviato da Parigi le isole più meridionali prospicienti le coste greche, in modo da usarle come piazzaforte nel Mediterraneo. Tuttavia, tra l’ottobre 1798 ed il marzo 1799, una flotta congiunta russo-ottomana comandata dall’ammiraglio Fëdor Fëdorovič Ušakovriuscì man mano a prendere controllo delle isole dopo averle strette d’assedio ed il 21 marzo 1800, con l’assenso dell’Inghilterra ed il reclutamento di un piccolo gruppo di reduci dell’esercito dell’ormai caduta Repubblica di Venezia, fu firmato a Costantinopoli un trattato che riconobbe la formale indipendenza della Repubblica delle Sette Isole Unite (nota anche come Repubblica delle Isole Ionie, Repubblica Settinsulare, Eptaneso o Stato Ionio), repubblica posta sotto la protezione dello zar Alessandro I (ovvero, praticamente, dominio-colonia dell’Impero Russo) e tributaria dell’Impero Ottomano (al cui sultano era obbligata a pagare 75.000 piastre ogni tre anni) sul modello esplicito della Repubblica di Ragusa. In seguito alla pace di Tilsit del 1807, che segnò il temporaneo riavvicinamento tra la Francia e la Russia, quest’ultima cedette le isole a Napoleone, che le inglobò poi nelle Province Illiriche. All’ultimo principe, il deposto conte Komuto, successe il generale Donzelot come governatore militare; le Isole Ionie vennero ribattezzate “gouvernement local de Corfou”. In questo secondo periodo di amministrazione francese venne abrogata la costituzione del 1803 e reinstaurata l’uguaglianza delle classi, introdotta la coscrizione obbligatoria ed istituita un’Accademia Ionia che ebbe breve vita. Nel contempo fu introdotta la coltura della patata e del pomodoro sulle isole. Nei tre anni in cui tornarono al potere, i francesi non riuscirono mai a ottenere il controllo completo di tutto l’ex territorio della Repubblica delle Isole Ionie, diverse zone delle isole furono interessate da episodi di resistenza sostenuti dal governo britannico. In seguito alla pace di Tilsit del 1807, che segnò il temporaneo riavvicinamento tra la Francia e la Russia, quest’ultima cedette le isole a Napoleone, che le inglobò poi nelle Province Illiriche. All’ultimo principe, il deposto conte Komuto, successe il generale Donzelot come governatore militare; le Isole Ionie vennero ribattezzate “gouvernement local de Corfou”. In questo secondo periodo di amministrazione francese venne abrogata la costituzione del 1803 e reinstaurata l’uguaglianza delle classi, introdotta la coscrizione obbligatoria ed istituita un’Accademia Ionia che ebbe breve vita. Nel contempo fu introdotta la coltura della patata e del pomodoro sulle isole. Nei tre anni in cui tornarono al potere, i francesi non riuscirono mai a ottenere il controllo completo di tutto l’ex territorio della Repubblica delle Isole Ionie, diverse zone delle isole furono interessate da episodi di resistenza sostenuti dal governo britannico. Inoltre quelle isole erano divenute il primo stato indipendente greco dopo la caduta di Costantinopoli. A partire dall’ottobre 1809 la maggior parte delle isole venne però occupata dalle forze britanniche, che instaurarono un governo provvisorio a Zante. Solo Corfù e Paxò resistettero e vennero tenute dai francesi fino al luglio 1814, quando, in seguito alla caduta di Napoleone, il generale Donzelot consegnò la cittadella agli inglesi.
Il 5 novembre 1815 le isole vennero infine erette a protettorato inglese con il nome di Stati Uniti delle Isole Ionie (tale protettorato sarebbe rimasto inglese fino al 1864, anno della sua incorporazione nel nuovo regno di Grecia).

A Lato delle Campagne di Napoleone
Durante le Guerre combattute contro Napoleone, il Regno Unito si impegnò a controbilanciare i successi francesi sul Continente a schiaccianti vittorie britanniche su tutti i mari e nelle colonie. Mentre il giogo francese si trovava già in difficoltà a seguito della precedente Guerra dei Sette Anni, i britannici avevano ancora una importante potenza rivale sui mari, l’Olanda. La sconfitta delle Province Unite Olandesi con la successiva trasformazione in uno stato fantoccio (Repubblica Batava, poi Regno Napoleonico d’Olanda) e infine annessione diretta alla Francia, fu una ghiotta occasione per eliminare la ricca e potente concorrenza olandese. L’Olanda manteneva rilevanti roccaforti e colonie su varie linee commerciali strategiche (si pensi al Sudafrica) e nella fattispecie il possesso dell’Indonesia da parte della Compagnia delle Indie Orientali Olandese costituiva una noia per gli interessi britannici verso la Cina.
La campagna Java del 1806–1807 fu condotta da parte delle forze della Royal Navy britannica contro uno squadrone navale del Regno d’Olanda, basato sull’isola di Giava nelle Indie Orientali Olandesi. Cercando di eliminare ogni minaccia ai preziosi convogli mercantili britannici che transitano attraverso lo stretto di Malacca, il contrammiraglio Sir Edward Pellew decise all’inizio del 1806 che le forze navali olandesi di base a Java, che includevano diverse navi della linea e tre fregate, dovevano essere sconfitte per assicurare il dominio britannico nella regione. Mancando le forze per effettuare un’invasione della colonia olandese, Pellew cercò invece di isolare e bloccare lo squadrone olandese con sede a Batavia in preparazione di incursioni mirate specificamente alle navi olandesi con la sua forza principale. Una prima sconfitta fu solo anticamera di una operazione più vasta che si concluse con l’annessione dell’isola, che tuttavia durò poco, ma fu sufficiente quel lasso di tempo per poter dare ai britannici un ampio vantaggio contro tutti i domini europei in Oriente

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Come raccontato ieri, il Regno Unito era riuscito a contrastare efficacemente la Francia sui mari e nelle colonie, approfittando anche delle crisi di Spagna e Olanda, invase dai francesi, per colpire e tentare di annettere (vittoriosamente spesso contro gli Olandesi) i domini coloniali europei. L’Olanda, divenuta dapprima uno stato fantoccio e poi direttamente territorio francese, manteneva importanti colonie lungo tutti i continenti ed oceani, ricche e in posizioni strategiche. Per il commercio britannico in Asia, il possesso olandese dell’Indonesia era una seccatura, per tanto già nel 1806–1807 si era tentato di annettere il territorio. Il Regno di Olanda veniva frattanto annesso al Primo Impero Francese nel 1810, e Java, principale isola delle Indie Orientali Olandesi, divenne una colonia francese titolare, anche se continuò ad essere amministrata e difesa principalmente dal personale olandese. Dopo la caduta delle colonie francesi nelle Indie Occidentali nel 1809 e nel 1810, e le fruttuose campagne contro i possedimenti francesi a Mauritius nel 1810 e nel 1811, l’attenzione si rivolse alle Indie Orientali Olandesi (anzi, Francesi). Una spedizione fu inviata dall’India nell’aprile del 1811, mentre un piccolo squadrone di fregate ricevette l’ordine di pattugliare l’isola, facendo incursioni navali e lanciando assalti anfibi contro obiettivi di opportunità. Le truppe furono sbarcate il 4 agosto e l’8 agosto, la città indifesa di Batavia capitolò. I difensori si ritirarono in una posizione fortificata preparata in precedenza, Fort Cornelis, che gli inglesi assediarono, catturandolo nelle prime ore del mattino del 26 agosto. I restanti difensori, un misto di regolari olandesi e francesi e miliziani nativi, si ritirarono, inseguiti dagli inglesi. Una serie di assalti anfibi e di terra catturarono la maggior parte delle restanti roccaforti e la città di Salatiga si arrese il 16 settembre, seguita dalla capitolazione ufficiale dell’isola verso gli inglesi il 18 settembre. L’isola rimase in mani britanniche per il resto delle guerre napoleoniche, e fu restituita agli Olandesi nella Convenzione di Londra nel 1814.

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Nell’Oceano Indiano, il secolare dominio del Portogallo comincia a vacillare da tempo. Persa l’Indonesia (eccetto Timor) a vantaggio olandese, ridotti alla sola costa occidentale (sede di Goa) dell’India e persa grande influenza sulle coste africane e arabe dell’Indiano, il vuoto di potere è stato conteso da altre potenze. La Francia tra il Seicento e il Settecento ottenne il controllo di ampie zone dell’India, oltre a numerose isole dell’Oceano Indiano, basi ideali per la sua flotta in Oriente e come basi corsare, diminuendo sul nascere gli interessi olandesi, danesi, svedesi e tedeschi sull’area. A seguito della Guerra dei Sette Anni, la Francia perse il controllo e il primato sull’India, rimanendo relegata solo ad alcune basi, con sede principale a Pondicherry e con altri insediamenti, tutti distanziati e circondati dagli inglesi, Chandernagor, Yanaon, Mahé e Karikal. L’India francese fu occupata dagli inglesi a seguito dei conflitti napoleonici dal 1793 al 1802 e nuovamente dal 1803 al 1816. A seguito della definitiva sconfitta napoleonica, le basi tornarono nuovamente alla Francia sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Durante l’epopea napoleonica la difesa di queste basi era pressochè impossibile, ma restava ancora un dominio, le isole francesi dell’Oceano Indiano, dove il governatore generale dell’Oriente Francese, Charles Isidore Decaen, diede filo da torcere agli inglesi. Ne parleremo domani.

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Il domino francese nell’Oceano Indiano era drasticamente ridotto già alla fine del Settecento. Tuttavia la Francia conservava un’ampia zona marittima compresa tra alcune isole in una posizione strategica poco lontano dal Madagascar. Scalo fondamentale per il commercio, queste isole erano una base sia per la flotta regolare francese che ancora combatteva in Oriente sia per i corsari francesi, piaga per tutti i paesi europei in zona. Il dominio della colonia dell’Isola di Francia, strappata ad inizio Settecento agli olandesi, era compreso tra le isole di Réunion, Mauritius, Rodrigues, Chagos, Diego Garcia, Agalega e Tromelin, di cui le prime due, le più importanti e grandi, portavano i nomi rispettivamente di Isola Bonaparte e Isola di Francia. Sull’Isola di Francia/Mauritius si trovava la sede presso Porto Napoleone, ex Porto Luigi. Per i britannici questo vespaio francese andava conquistato al più presto. Tra il 1809 e il 1811 la zona diventa teatro di battaglia più intenso, in una colonia galvanizzata dalla precedente vittoria francese pochi anni prima e riportata sull’Arco di Trionfo a Parigi, unica tra le battaglie navali. La Royal Navy stava progettando un’operazione contro l’Isola di Francia dopo aver neutralizzato le minacce di Cape Town in Sudafrica e Java nelle Indie Orientali Olandesi nel 1806, ma fu costretta ad agire prima del previsto dopo la spedizione dalla Francia di una potente squadriglia di fregate sotto il Commodoro Jacques Hamelin alla fine del 1808. Questa forza francese fu in grado di catturare un certo numero di vascelli commerciali britannici e di interrompere le rotte commerciali attraverso l’Oceano Indiano, facendo irruzione nei convogli in cui viaggiavano le navi mercantili. Costretto ad affrontare questo nemico, l’ammiraglio Albemarle Bertie al Capo di Buona Speranza ordinò al commodoro Josias Rowley di bloccare le isole francesi e di impedirne l’uso come basi di scorrerie. Per i due anni successivi, gli inglesi attaccarono i porti e gli ancoraggi delle isole francesi mentre i francesi attaccavano i convogli commerciali nell’Oceano. Gli inglesi furono in grado di ridurre lentamente la presenza francese eliminando le loro basi attraverso limitate invasioni, ma subirono una battuta d’arresto a Grand Port nell’agosto del 1810 e furono costretti a difendersi in autunno. Hamelin alla fine fu sconfitto solo dopo essere stato catturato personalmente sulla sua ammiraglia, poco prima che rinforzi sostanziali arrivassero sotto Bertie per impadronirsi dell’Isola di Francia. Durante tutta la campagna Hamelin non fu in grado di ottenere rinforzi dalla Francia. Nel mentre dalla Francia non giungevano più navi, se non una che però giunse nel 1811, quando la colonia francese si era arresa. Solo l’Isola Bonaparte, ridenominata Isola Borbone, tornò alla Francia, restando tutt’ora colonia col nome di Réunion.

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Le strabilianti vittorie del Generale Napoleone lungo l’Europa hanno portato a grandi vittorie contro l’Impero, con il crollo dello stesso vecchio Sacro Romano Impero confederato e sostituito dalla nuova Confederazione del Reno, mentre gli storici sovrani dell’Arciducato d’Austria, perso il titolo imperiale, innalzarono il proprio a Impero d’Austria (ed annesse corone di Regno d’Ungheria e Regno di Boemia). Non solo Napoleone eliminò la presenza di Vienna dalla Germania, dal Belgio e dall’Italia, ma la insidiò anche nel vitale sbocco sul Mare Adriatico, tanto vitale per la Corona d’Asburgo. Al dominio su Trieste gli austriaci erano riusciti ad aggiungere il controllo di Venezia, dell’Istria e della Dalmazia, ovvero dei domini della disciolta Repubblica di Venezia. Ma il “dono” Napoleonico agli austriaci a Campoformio fu breve, così il Veneto fu successivamente annesso al Regno d’Italia, mentre Dalmazia e Istria costituivano la nuova Provincia Illirica, regione diretta della Francia, assieme alla ex Repubblica di Ragusa. Assicuratasi il dominio costiero adriatico, la Francia si trovò bloccata nell’Adriatico, poichè nonostante il controllo delle rilevanti basi adriatiche e flotte, una volta al di fuori di quelle acque si trovava in svantaggio innanzi alla superiorità navale avversaria. Tra il 1807 e il 1814 il Regno Unito con la celebre Royal Navy, le forze residuali navali d’Austria, Russia, Sicilia e Turchia, alcuni esuli di Venezia e Ragusa e irregolari dalla Grecia e dal Montenegro (parzialmente autonomi dai turchi) sfidarono, rinchiusi in questo mare, le forze di Francia, Italia e Napoli. Dopo aver conquistato Corfù e le Isole Jonie, (erano sotto la Russia) i francesi ebbero per qualche tempo un sicuro sbocco sul Mediterraneo, ma già nel 1810 i britannici e i greci riconquistarono le isole, iniziando una serie di incursioni nell’Adriatico sino alle porte di Venezia. Nel 1811 a Lissa il comandante inglese Hoste sconfisse il doppio delle navi del francese Dubourdieu e di nuovo una seconda battaglia tra l’inglese Maxwell e il francese Montfort. Si ebbero poi scontri tra singole unità, a Pirano nel 1812, sino all’assedio e conquista di Zara nel 1813 da parte di forze inglesi e austriache. Tra il 1813 e il 1814 cade Cattaro in mano ad inglesi, montenegrini e siciliani e infine nel 1814 cadde anche Ragusa in mano agli austro-inglesi e agli insorti della antica Repubblica di Ragusa. Dopo che quest’ultimi non furono riconosciuti, così come i veneziani, l’intera area passò sotto l’Impero d’Austria, mentre nel 1814 l’ultima nave francese, l’Uranie, si autoaffondava

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Le altre nazioni “minori” presenti lungo gli Oceani e nelle colonie. (1)
Lungo gli oceani e i continenti il Regno Unito come detto ottenne il primato assoluto, aumentando notevolmente i propri possedimenti. In questa fase i classici avversari di Francia e Olanda si trovarono nettamente in svantaggio, mentre la Spagna, già precedentemente in crisi, era impegnata in Oltremare a tentare di sedare le rivoluzioni per l’indipendenza, a differenza del Portogallo, sostenuto dagli inglesi, che per il momento aveva la corte in Brasile elevando la colonia a Regno. Oltre a questi, erano presenti anche altre basi militari e commerciali di altre nazioni, oltre a navi battenti altre bandiere alla ricerca di vantaggi commerciali. Due importanti protagoniste, le uniche a poter rivaleggiare efficacemente contro le altre grandi potenze, era la Danimarca e la Svezia, altresì grandi potenze sul Continente ma marginali sul globo. Parleremo prossimamente anche di Austria, Prussia e Russia, nei rapporti tra queste potenze e il Regno Unito, interessato all’annessione dei possedimenti europei lungo gli oceani.

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Le altre nazioni “minori” presenti lungo gli Oceani e nelle colonie. (2) La Danimarca (2A)
Il Regno di Danimarca e Norvegia (dove era la corona a Copenaghen a rivendicare il vero diritto sovrano), già sovrana sulle Fær Øer e sull’Islanda (e aggiungendo il ducato imperiale dello Schleswig-Holstein) e dell’enorme isola ghiacciata della Groenlandia (controllandone realmente solo le coste allora), aveva creato un proprio impero coloniale su tutti i continenti, dividendoli in tre zone, ovvero la Dansk Østindien, la Dansk Vestindien e la Danske Guldkyst, ovvero le Indie Orientali Danesi, le Indie Occidentali Danesi e la Costa d’Oro Danese, rispettivamente in Asia (India), America (Caraibi) e Africa (attuale Ghana). Agli inizi dell’Ottocento si estendeva dunque ufficialmente su una superficie superiore ai due milioni e seicentomila chilometri quadrati
Le Indie Occidentali danesi o Antille danesi erano una colonia danese nei Caraibi , costituita dalle isole di Saint Thomas, San Giovanni e Saint Croix più l’isola disabitata di San Tommaso e San Giovanni, sotto il controllo della Compagnia delle Indie Occidentali Danesi già dal 1625 e della corona dal 1775. I colonizzatori danesi nelle Indie Occidentali miravano a sfruttare il redditizio commercio triangolare , coinvolgendo l’esportazione di armi da fuoco e altri manufatti in Africa in cambio di schiavi che venivano poi trasportati nei Caraibi per lavorare nelle piantagioni di zucchero. Lo stadio finale del triangolo riguardava l’esportazione di carichi di zucchero e rum in Danimarca. L’economia delle Indie Occidentali danesi dipendeva dalla schiavitù. Dopo una ribellione, la schiavitù fu ufficialmente abolita nel 1848, portando al vicino collasso economico delle piantagioni.
La prima invasione e occupazione britannica delle Indie Occidentali danesi avvenne durante le guerre rivoluzionarie francesi quando alla fine di marzo del 1801 una flotta britannica arrivò a St Thomas. I danesi accettarono gli articoli di capitolazione proposti dagli inglesi e gli inglesi occuparono le isole senza colpo ferire. L’occupazione britannica durò fino all’aprile del 1802, quando gli inglesi riportarono le isole in Danimarca.
La seconda invasione britannica delle Indie Occidentali danesi avvenne durante le guerre napoleoniche nel dicembre del 1807, quando una flotta britannica catturò San Tommaso il 22 dicembre e Saint Croix il 25 dicembre. I danesi non resisterono e l’invasione fu esangue. Questa occupazione britannica delle Indie Occidentali danesi durò fino al 20 novembre 1815, quando la Gran Bretagna restituì le isole alla Danimarca.

Le altre nazioni “minori” presenti lungo gli Oceani e nelle colonie. (2) La Danimarca (2B)
Passiamo all’Asia. La Danimarca mantenne una dispersione di piccole colonie e stazioni commerciali nel subcontinente indiano dal XVII al XIX secolo, dopo di che la maggior parte fu ceduta alla Gran Bretagna che era diventata il potere dominante in quella zona. L’aspetto economico più importante era il commercio delle spezie e l’accesso all’area dell’Asia orientale, compresa la Cina imperiale situata più a est. Erano tre le colonie comprese sotto la sovranità danese: Trankebar (1620–1845) (Tharangambadi) fu tenuta per oltre 200 anni, con alcune interruzioni, finché non fu venduta agli inglesi nel 1845; Frederiksnagore (1755–1845) (Serampore) e le città di Achne e Pirapur. Si trovano a circa 25 chilometri (16 miglia) a nord di Calcutta . Nel 1818 fu fondato il Serampore College, che esiste ancora oggi. Queste città furono anche vendute alla Gran Bretagna nel 1845. Infine, contese con l’Austria, le Isole Nicobare (1756–1848 / 1868). Ci furono anche tentativi di colonizzazione delle isole Nicobar , chiamate Frederiksøerne (“Isole Frederik”) o Ny Danmark (“Nuova Danimarca”) dai danesi tra il 1754 e il 1868. Queste colonie aumentarono a dismisura la propria ricchezza a seguito delle vittorie britanniche su indiani e francesi durante la Guerra dei Sette anni, dato che gli inglesi riciclarono possedimenti e oro tramite le colonie danesi. Durante le guerre napoleoniche , la Danimarca-Norvegia praticò una politica di neutralità armata portando con sé merci francesi e olandesi dalle Indie orientali olandesi a Copenaghen. Ciò portò alle Guerre inglesi durante le quali la Gran Bretagna distrusse la flotta danese , devastò il commercio dell’India della Compagnia Danese delle Indie Orientali e occupò Dansborg e Frederiksnagore dal 1801 al 1802, e ancora, dal 1808 al 1815.
In Africa i numerosi forti presenti (alcune basi erano già state abbandonate o occupate dagli avversari svedesi, olandesi e inglesi) avevano la prevalente funzione di base per la tratta degli schiavi verso l’America, marginalmente per il commercio di avorio e oro, minimamente per le piantagioni. I forti rimanenti erano Fort Fredensborg (Ningo), Fort Christiansborg (Accra / Osu), Fort Augustaborg (Teshie), Fort Prinsenstein (Keta), Fort Kongensten (Ada) ed una base vicino a Ningo. Nessuno dei forti fu occupato dai britannici durante le Guerre Napoleoniche, ma furono tutti venduti nel 1850 a questi.

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Le altre nazioni “minori” presenti lungo gli Oceani e nelle colonie. (3) Svezia
L’Impero della Svezia come potenza principale del continente si era dissolto a seguito dell’ultima Grande Guerra del Nord, che aveva visto la Russia di Pietro il Grande ergersi a potenza dominante e l’inizio della marginalizzazione della Svezia a grande potenza ma non più egemone sul territorio e via via ridimensionandosi. L’Impero, che ancora regnava sulla Finlandia, aveva perso l’Estonia e l’Ingria ed ogni influenza nel’aria dell’attuale Lettonia o Bielorussia, incapace come un tempo di scendere lungo le steppe orientali o in Germania, dove conservava ancora la Pomerania come possedimento diretto e l’influenza sulla regione attorno a Brema. Tuttavia la Svezia era ancora una potenza prestigiosa, ma essendo chiusa nel Baltico ed ostacolata dalla Danimarca, non poteva compere appieno negli scambi internazionali transcontinentali, tuttavia vi furono fruttuosi tentativi. Se le antiche campagne seicentesche in America (Nuova Svezia, la zona dell’attuale città USA di Philadelphia) e Africa (la Costa d’Oro), le nuove compagnie commerciali avevano cominciato a dare i loro frutti. La Compagnia delle Indie Orientali Svedese fece enorme profitto in oriente, specie presso la base di Canton, anche a seguito della guerra in atto nel periodo a turno tra inglesi, francesi e olandesi. Le prime tre licenze furono un successo dal 1731, dal 1746 e dal 1766, mentre dal 1786 e dal 1806 la compagnia entrò in crisi, venendo chiusa nel 1813. In America invece la Corona Svedese potè costituire un suo piccolo dominio coloniale, arricchito dalla apposita compagnia occidentale. La base era quella di Saint-Barthélemy nelle Antille, ottenuta nel 1785. Infatti nel 1784, uno dei ministri di Luigi XVIcedette l’isola dei Caraibi francesi alla Svezia in cambio dei diritti commerciali nel porto svedese di Göteborg. Con capitale Gustavia (abitata per lo più da inglesi e svedesi, mentre nella campagna e nelle piantagioni erano di più i francesi), chiamata così in onore del Re, oltre alle sue fonti di acqua dolce, l’isola produceva quantità moderate di cotone, zucchero, cacao, tabacco e frutta mentre prometteva consistenti entrate dal commercio attraverso il suo porto naturale sulla costa occidentale dell’isola, per quanto il mercato più fruttuoso rimanesse quello degli schiavi. All’inizio del 19 ° secolo, la popolazione era cresciuta a circa 6.000, con circa 5.000 abitanti a Gustavia. Dal 19 marzo 1801 al 10 luglio 1802, gli inglesi occuparono l’isola, ma al di là di questo le Guerre Napoleoniche furono un grande arricchimento per l’isola. Come risultato del sostegno della Svezia ai nemici della Francia durante le guerre napoleoniche , la vicina isola di Guadalupa fu ceduta personalmente al re Carlo XIV Giovanni, non al suo stato svedese, nel 1813. La Svezia aveva insistito per un accordo con la Gran Bretagna poiché le era stata garantita l’isola che era strategicamente vicina alla sua altra colonia caraibica. Già nel 1814 l’isola fu così ceduta, ma anche Saint-Barthélemy alla fine tornò alla Francia, venduta nel 1878.

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Le altre nazioni “minori” presenti lungo gli Oceani e nelle colonie. (4) Prussia e Austria
Il Regno di Prussia, ai tempi della designazione di Prussia-Bradenburgo, aveva tentato di affermarsi a cavallo tra il Seicento e il Settecento in Africa con le basi di Gross Friedrochsburg, Arguin e Whydah, nelle attuali Ghana, Mauritania e Benin, ed in Nord America sull’isola di San Tommaso, l’isola dei Granchi e Terholen, nelle Isole Vergini. L’affitto o il possesso di queste piazzaforti si era già concluso verso il 1750 c.a., ma permanevano fondachi e consolati prussiani. Anche l’Impero d’Austria aveva tentato una propria espansione degli affari d’Oltremare. La Compagnia di Ostenda per le Indie Orientali, una società mercantile nata per lo scopo, era stata sacrificata tra le clausole per poter concludere la pace a seguito della Guerra di Sucessione Austriaca. Erano presenti contingenti austriaci presso la baia Delagoa (attuale Maputo) in Mozambico grazie alla Compagnia di Trieste per le Indie Orientali, nata dopo la guerra al posto di quella d’Ostenda. Dopo un tentativo di penetrazione commerciale efficace, nel 1781 l’espansione si era già arrestata a seguito della malaria. I portoghesi lasciarono la presenza austriaca, inglobandola in seguito. Il tentativo più fruttuoso ed efficace fu in India, presso le Isole Nicobare. Gli austriaci le annetteranno in tre diverse occasioni, la prima di queste tra il 1778 e il 1783, con coloni austriaci che vi rimasero anche successivamente nonostante le pressioni della Danimarca.

A Lato delle Campagne di Napoleone…
Le altre nazioni “minori” presenti lungo gli Oceani e nelle colonie. (5) Russia
L’Impero di Russia invece non riuscì a costituire proprie basi lungo gli oceani, ma era possibile incrociare le sue navi sul Pacifico e nell’Oceano Indiano. Tuttavia i russi mantenevano ancora una grande colonia in America, l’Alaska, che sarà svenduta solo nel 1867. Già verso il 1721 la Russia aveva creato una propria area di influenza e conquistato le Aleutine. Nel 1784 anche le coste continentali furono efficacemente conquistate e nel 1799 fu fondata la Compagnia Russo-Americana con fine sociale sociale quello di sfruttare economicamente un’importante risorsa di queste terre, le lontre, le cui pellicce erano molto richieste sul mercato. In seguito, esploratori e coloni russi proseguirono nella creazione di avamposti commerciali in Alaska, nelle isole Aleutine, nella Columbia Britannica, nello stato di Washington, nell’Oregon ed ancora più a Sud, con la fondazione di Fort Ross nella California settentrionale. Quest’ultimo si trovava a circa 50 miglia da San Francisco e creò forti contrasti con l’impero spagnolo, che controllava la California: fondato nel 1812, venne infatti abbandonato dal governo russo per queste ragioni già nel 1841, cedendolo ad un politico ispanico-svizzero, ma restando ufficialmente sotto il governo russo, sino alla cessione agli Stati Uniti. Nel 1818 vi fu un tentativo di colonizzazione sulle isole Hawaii

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La Colonia del Capo olandese (in olandese: Kaapkolonie) fu colonia olandese dal 1652 al 1806. Oggi è compresa nel Sudafrica. I mercanti della Compagnia delle Indie Orientali olandesi (VOC), al comando di Jan van Riebeeck, furono i primi europei a fondare una colonia in Africa meridionale. L’insediamento del Capo venne costruito proprio da costoro nel 1652 e divenne ben presto una stazione di rifornimento per le navi dirette verso le Indie Orientali, nei loro viaggi tra i Paesi Bassi e Giacarta. La stazione di supporto divenne ben presto una vera e propria colonia con una comunità strutturata, grazie alla presenza dei cosiddetti afrikaner. La colonia, punto di passaggio fondamentale ed obbligato tra l’Oceano Atlantico e Indiano, non solo godeva di una posizione strategica importantissima, ma celava enormi ricchezze. Di proprietà della Compagnia delle Indie Orientali Olandesi sino al 1795, quando la madrepatria, la Repubblica delle Sette Province dei Paesi Bassi (chiamata Olanda per semplicità) fu occupata dalla Francia rivoluzionaria. Questo portò la Gran Bretagna ad occupare il territorio coloniale della Colonia del Capo nel 1795 per controllare meglio l’area ed impedire qualsiasi tentativo da parte dei rivoluzionari francesi prima e di Napoleone poi di aprirsi una strada commerciale verso l’India. Gli inglesi mandarono sul posto una flotta di nove navi da guerra che ancorarono a Simon’s Town e, dopo la sconfitta della milizia olandese nella Battaglia di Muizenberg, presero il controllo totale del territorio. La flotta della compagnia delle Indie Orientali Olandesi trasferì i suoi territori alla Repubblica Batava (la repubblica rivoluzionaria filo francese stabilitasi nei Paesi Bassi) nel 1798, assieme alle proprie pretese sui territori coloniali occupati. Migliorando le relazioni tra Gran Bretagna e Francia napoleonica, ed il suo stato cliente della Repubblica Batava, gli inglesi dovettero cedere nuovamente la Colonia del Capo alla Repubblica Batava nel 1803 (sulla base delle disposizioni del Trattato di Amiens).
Nel 1806, la Città del Capo, ora nominalmente controllata dalla Repubblica Batava, venne nuovamente occupata dagli inglesi dopo la loro vittoria nella Battaglia di Blaauwberg. La pace temporanea tra Gran Bretagna e Francia napoleonica era infatti tracollata in aperta ostilità tra le due nazioni, e Napoleone riprese a rafforzare la sua influenza pesante sulla Repubblica Batava (che abolì in quello stesso anno, annettendone il territorio direttamente alla Francia). Gli inglesi speravano di riuscire a mantenere Napoleone fuori dalla colonia sudafricana come pure le rotte via mare per l’Oriente. Nel 1814 il governo olandese cedette formalmente la sovranità su Città del Capo ed il suo territorio coloniale agli inglesi, sulla base dei termini della Convenzione di Londra.

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L’Impero Francese nei Caraibi (1)
Il Regno di Francia, nel suo apogeo seicentesco aveva costituito un dominio proponderante in Ameica. Avendo il possesso del Quebec, il suo dominio copriva il Canada e proseguiva lungo i fiumi americani del Missisipi e del Missouri sino alla Louisiana. Alla vasta colonia della Nuova Francia andavano aggiunti i domini caraibici, al tempo quasi tutte le isole Antille, più la Guyana e Saint-Pierre Miquelon. La guerra dei Sette Anni aveva visto il crollo dell’impero franco, con l’uscita di questi dall’intero Nord America (Il territorio canadese andò agli inglesi, il territorio negli attuali USA alla Spagna) e una forte ridimensione nei Caraibi a vantaggio inglese già nel 1763. Ma prima dell’arrivo di Napoleone, il dominio caraibico francese era stato minacciato da una rivoluzione, dal secondo stato indipendente nella storia d’America ed il primo dell’America Latina, Haiti. La colonia francese di Saint Domingue costituiva il fiore all’occhiello dell’impero coloniale francese, nonché la principale base. Una serie di eventi e fattori di portata internazionale, tra cui lo sviluppo illuminista, il diffondersi dello spirito che animava la Rivoluzione francese e delle nuove idee rivolte a un pensiero di bene per l’umanità, fecero vacillare definitivamente il già precario equilibrio sociale dell’isola. Il 23 agosto 1791 un gran numero di schiavi dell’isola di Saint Domingue, acceso dalle ingiustizie subite per anni e sostenuto dalla fede negli dei vudù, diede principio a un’insurrezione che si sarebbe trasformata in una vera e propria rivoluzione su scala nazionale.
Inizialmente si trattò del solo scontro tra la popolazione mulatta e la minoranza di coloni bianchi. Poi diventò una rivolta generale, che fu guidata dall’ex schiavo Toussaint Louverturee che durò dodici anni, dal 1791 al 1803. Questi promise libertà generale per tutti. Riunì gli schiavi ribelli (marrons e quilombos) dell’isola di Saint Domingue e li trasformò in un esercito disciplinato. Riuscì a ottenere dalla Convenzione nazionale francese l’abolizione della schiavitù nel 1794. A seguito di quest’ultimo evento, venne a crearsi un periodo transitorio di rappacificazione e l’esercito rivoluzionario si unì a quello coloniale, con Louverture quale generale. La nuova armata sconfisse i tentativi d’invasione da parte dei britannici e degli spagnoli. La guerra 1791–1793 combattuta tra Ex schiavi e Schiavisti si era tramutata in guerra tra Realisti Francesi e Repubblicani Francesi con gli Ex-schiavi e in seguito contro Spagna e Regno Unito. Come se non bastasse, alle tensioni tra Ex-schiavi neri e francesi bianchi, tra francesi e ispanico-inglesi, tra i vari mulatti divisi tra la fedeltà ai padri francesi o la causa degli schiavi, l’isola era piagata anche da rivalità regionali tra le regioni nord, sud e ovest. Ciò provocò scontri tra le tre diverse aree, mentre tra il 1798 e il 1801 André Rigaud, un meticcio fedele alla Francia, si scontrò con i leali ad Louverture, causando una crisi tra la colonia e la madrepatria. Ci si prepara all’ingresso di Napoleone.

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L’Impero Francese nei Caraibi (2)
Nel 1802 Napoleone decise di riprendere il controllo diretto della colonia, intenzionato ad usarla come base di partenza per un’espansione in Nord America e a ristabilire la schiavitù. A tale proposito mandò un folto corpo di spedizione (60.000 uomini) che conquistò la parte orientale dell’isola, ovvero la colonia spagnola di Santo Domingo, riuscendo a catturare Louverture che aveva tentato di invadere a sua volta l’adiacente territorio spagnolo. Il comando della spedizione francese fu affidato a Charles Leclerc, genero di Napoleone ed abile comandante, ma che tuttavia morì a causa della febbre gialla che imperversava sull’isola. Il suo posto frattanto è preso da Marie-Joseph de Rochambeau. Ma le sorti non furono felici, e gli Ex schiavi al grido di Libertà o Morte sconfissero i francesi e i coloni spagnoli, obbligando il comandante a consegnarsi nelle mani britanniche per sfuggire agli stermini e alle brutalità vendicative compiute dai rivoltosi, guidati dal nuovo comandante Jean-Jacques Dessalines, autoproclamatosi primo Imperatore di Haiti col titolo di Giacomo I, più celebre come “Napoleone Nero” nel 1804. Il nuovo imperatore Giacomo I si rivelò un regnante dispotico e spietato: poiché le potenze coloniali avevano sottoposto Haiti ad un embargo commerciale che impediva le esportazioni di zucchero e caffè, principali risorse dell’economica isolana, l’imperatore ordinò che ogni haitiano fosse mobilitato come soldato per prevenire invasioni straniere o come bracciante nell’agricoltura per impedire il tracollo economico del neonato Stato. Questo generò molto malcontento tra la popolazione, che credeva di essere ritornata in schiavitù, e anche molti membri del suo entourage politico e militare, tra cui alcuni eroi della guerra d’indipendenza come Henri Christophe e Alexandre Sabes Pétion, tramarono contro di lui per deporlo. Ci riuscirono il 17 ottobre 1806, quando ci fu un sollevamento militare nella capitale Port-au-Prince, dove Dessalines fu ucciso dai suoi stessi soldati, a 48 anni. Dopo di lui Haiti si divise in due parti: a nord uno stato, poi divenuto regno, con a capo Henri Christophe, a sud una Repubblica con Alexandre Sabes Pétion presidente. L’aria di festa per l’indipendenza durò poco; il giovane stato si ritrovò presto in una situazione internazionale ed economica molto sfavorevole. Infatti, subito dopo la dichiarazione d’indipendenza, Haiti dovette fronteggiare sotto il profilo estero un atteggiamento ostile, arrivando a essere identificata come “un’ombra scura” e una minaccia per molte nazioni, prima tra tutte gli Stati Uniti. I presidenti americani che assistettero agli eventi che accaddero nell’isola di Saint Domingue — George Washington (1789–1797), Henry Adams (1797–1801) e Thomas Jefferson(1801–1809) — oscillarono tra una poco celata ambiguità di pensiero e di azione e un’aperta ostilità. Infatti, il popolo statunitense si trovò letteralmente travolto dall’eco dell’inaspettata rivoluzione antischiavista, giunto in un paese autoproclamatosi paladino della libertà, ma ancora completamente dipendente dal ben radicato sistema schiavista. Frattanto i francesi persero anche la parte orientale di Saint-Domingue, tornata alla Spagna come Santo Domingo. L’ assedio di Santo Domingo del 1808 fu la seconda e ultima battaglia principale e fu combattuta tra il 7 novembre 1808 e l’11 luglio 1809 da una forza di dominicani e portoricani guidati dal generale Juan Sánchez Ramírez, con un blocco navale del comandante britannico Hugh Lyle Carmichael. Il 6 luglio fu terminata la capitolazione, Barquier si arrese intenzionalmente agli inglesi piuttosto che agli spagnoli. Il giorno successivo le truppe britanniche occuparono la città e il forte San Jerónimo, mentre i difensori francesi venivano trasportati direttamente a Port Royal , in Giamaica , senza perdite di vite su entrambi i lati.

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L’Impero Francese nei Caraibi (3)
Non solo Haiti, Napoleone aveva tentato di impossessarsi del vecchio dominio coloniale francese, e le sue vittorie contro la Spagna in Europa furono un pretesto per riprendersi la Louisiana. Durante la Rivoluzione francese, la Louisiana sotto controllo spagnolo si agitò, poiché certi coloni francofoni inviarono delle petizioni in Madrepatria e gli schiavi tentarono di rivoltarsi nel 1791 e nel 1795.
Il Trattato di San Ildefonso, firmato in segreto il Primo ottobre 1800, prevedeva la cessione della Louisiana occidentale, oltre che Nuova Orleans alla Francia in cambio del Ducato di Parma. Il 18 gennaio 1803 il re di Spagna ridiede la Louisiana alla Francia. Tuttavia Napoleone Bonaparte decise di non tenere quest’immenso territorio per due motivi. Il primo perché dovette far fronte alla rivolta della parte francese di Santo Domingo (oggi Haiti). In secondo luogo perché si stava rompendo la pace di Amiens con il Regno Unito appena costituitosi. Fu presa la decisione di vendere la Louisiana ai giovani Stati Uniti il 20 aprile 1803, con la somma di 80 milioni di franchi (15 milioni di dollari). La sovranità americana entrò in vigore il 20 dicembre 1803 (atto della vendita della Louisiana). Tuttavia i francesi, e in particolare i coureurs des bois, continuarono a frequentare la regione e a penetrare il Far West, così, Pierre Vial scoprì la pista di Santa Fe. L’area fu divisa momentaneamente in due, una provincia comprendente la Louisiana attuale col territorio di Nouveau Orleans (che divenne New Orleans) e l’altra zona militarizzata comprendente il resto. L’acquisto causò dissidio tra i politici USA, timorosi di ripicche spagnole ed inglesi, di aumentare il numero di stati schiavisti nel sud, di diminuire i diritti e le libertà degli “americani” originali atlantici e di mettere a rischio l’esistenza stessa ed economica degli States.

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L’Impero Francese nei Caraibi (4)
Dopo i tentativi napoleonici di espandersi nei Caraibi e in America, l’Imperatore lasciò i residuali restanti domini al proprio destino. I britannici erano pronti ora ad eliminare l’antica concorrenza francese con una lunga Campagna delle Indie Occidentali. Alle prime battaglie navali su susseguirono le operazioni anfibie britanniche. Nel 1804 i britannici avevano deciso di attraccare su un’alto scoglio davanti al porto della colonia francese di Martinica, issando con le corde dalle navi dei cannoni sino in cima all’alto scoglio, Diamond Rock. Tra il 31 maggio e il 2 giugno 1805 due navi di linea, una fregata, una corvetta, una goletta e 11 cannoniere franco-spagnoli attaccarono lo scoglio (definita fregata di pietra) obbligando il capitano (considerato comandante ufficiale navale) ad arrendersi. Nel 1806 le due flotte, britannica e francese, si combatterono duramente lungo l’Oceano Atlantico, mentre nei Caraibi il vespaio di corsari francesi divampò. La battaglia più grande fu davanti alle coste di Santo Domingo, vinta dai britannici, come nella restante guerra logistica. Nel 1807 come detto frattanto gli inglesi invasero le Indie Occidentali Danesi. Nel 1808 i territori coloniali francesi nei Caraibi erano un salasso per le flotte francesi e britanniche. I porti fortificati sulle isole e le città costiere offrivano riparo a navi da guerra e corsari francesi che potevano attaccare a piacimento le rotte commerciali britanniche, costringendo la Royal Navy a deviare ampie risorse per proteggere i loro convogli. Ma a seguito delle vittorie navali britanniche del 1906, la madrepatria francese non potè sostenere la lotta nelle colonie, ciò voleva dire per tanto che i britannici avrebbero potuto conquistare le basi francesi senza temere di perderle. Mentre nel 1909 il Portogallo dal Brasile lanciò l’invasione di Cayenne e della Guyana francese, le spedizioni di Troude e quella di Roquebert nel tentativo di portare sostegno e aiuti ai coloni fallirono, aprendo le porte ai britannici nel tentativo di invadere le due isole francesi di Martinica e Guadalupe. Tra gennaio e febbraio del 1809, gli inglesi conquistarono Martinica. La cattura dell’isola fu un duro colpo alla potenza francese nella regione, eliminando un’importante base navale e negando porti sicuri per la navigazione francese nella regione. Le conseguenze della perdita della Martinica furono così gravi che la Marina francese inviò uno squadrone di battaglia per rinforzare la guarnigione durante l’invasione. Arrivati troppo tardi per influenzare l’esito, questi rinforzi furono intercettati al largo delle isole e dispersi durante l’ Azione del 14–17 aprile 1809 : metà della forza non riuscì a tornare in Francia. L’anno dopo anche l’ultima colonia, Guadalupa, cadè nelle mani inglesi, assieme al dominio napoleonico nei Caraibi (alcune isole saranno restituite dopo il 1815). La caduta della Guadalupa segnò la fine del territorio francese finale nei Caraibi; l’intera regione era ora nelle mani degli inglesi o degli spagnoli, ad eccezione dello stato indipendente di Haiti. La mancanza di corsari e navi da guerra francesi scatenò un’espansione delle operazioni commerciali, e le economie delle isole dei Caraibi hanno registrato un risorgere. Ha inoltre ridotto significativamente il commercio internazionale francese e ha avuto un effetto corrispondente sull’economia francese. Infine, la cattura dell’ultima colonia francese ha inferto un colpo decisivo alla tratta degli schiavi dell’Atlantico, che era stato reso illegale dal governo britannico nel 1807 e fu attivamente perseguitato dalla Royal Navy. Senza colonie francesi nei Caraibi, non esisteva un mercato pronto per gli schiavi nella regione e il commercio degli schiavi si esauriva di conseguenza.

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Written by Il Dinosauro

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